Sulla scia di Bologna ed in piena bagarre da festeggiamenti centenaristici (non so se esiste il termine ma rende l'idea) dedicati a Dahl, anche questa settimana la rubrica del lunedì curata dalla più che preziosa Adolfina de Marco ci racconta di un incontro importante dedicato all'autore...
Si è svolto sabato 16
aprile l’ultimo incontro della rassegna Pagine Maestre, organizzata dalla
libreria
Pel di carota di Padova, dedicato a raccontare Roald Dahl ad un pubblico di insegnanti, di
educatrici e di appassionati. Relatrice di eccezione: Grazie Gotti.
Cercherò di darvi un'idea della ricchezza delle due ore di incontro e delle mie otto pagine di appunti, sebbene la complessità dell'autore necessiterebbe evidentemente di ben altri tempi e spazi.
Ho conosciuto Grazia Gotti quando era la mia docente di
Storia della letteratura per l’infanzia all’
Accademia Drosselmeier e di lei ricordo una frase, in particolare, mentre
cercava di spiegare il metodo di lavoro del professor Faeti:
“lavorare per connessioni”. Probabilmente lei non se la ricorderà
più ma oggi quella frase è ritornata, con altra veste, con altro
protagonista, con altro pubblico: ha citato il critico letterario
Harold Bloom e il saggio
Anatomia dell’influenza (Bompiani)
per dire che le grandi opere, i capolavori, non nascono nel deserto
culturale e artistico; piuttosto, sembrano la mescolanza del vissuto
di altre vite che, nelle lettura, restituiscono la mappa del loro
percorso di crescita.
Suggestioni, emozioni, citazioni,
appropriazioni, perdite e tanto altro.
Grazia dice che Dahl fa
questo: connette il mondo con se stesso e con ciò che lo circonda
senza tralasciare il suo passato, con lo sguardo verso un orizzonte
di possibilità.
Ermeneutica insomma, ma non da manuale, ovviamente, e
se Faeti parla dell’utilità pedagogica dello scrittore, aggiungo
che si potrebbe aprire un capitolo sul metodo di Ricerca Azione e
verificare i risultati di un approccio Dahliano sull’apprendimento
scolastico e sullo sviluppo dell’intelligenza sociale ed emotiva.
Grazia Gotti mette sul
palcoscenico anche Calvino di cui ricorda un commento relativo all'opera di Dahl: egli insegna “l’inferno”
ai bambini in quanto la maggior parte dei protagonisti conosce la
morte e il dolore, ma perchè allo stesso tempo indica la strada per il
riscatto attraverso la trasformazione della realtà.
Le parole di
Grazia Gotti sono passate come la marea di un fiume ingrossato,
attraversando argomenti di vario genere per presentare quella mappa
ricca di itinerari che è stata la personalità del Norvegese.
Riferendosi alla sua produzione dedicata ai bambini e ai ragazzi,
Grazia ha tracciato quattro linee di confine per una possibile
interpretazione dei testi:
il fantastico,
il comico,
il sogno
l’autobiografico
L’interesse di Dahl per l’infanzia è
palese, le sue trame solcano i topoi della
letteratura. Il "suo" fantastico andrebbe recuperato dopo l’ondata
oceanica di produzioni fantasy, per ritrovare squarci di realtà e
potercene finalmente riappropriare.
Per quanto riguarda il comico,
invece, Grazia Gotti arriva a dire che gli elementi della sua comicità hanno il
sentore della parodia collodiana.
Sul sogno fa una divagazione
leggera riferendosi a quello stato esistenziale che trova senso nella
condivisione e fa sognare!
Last but not least il biografico
che la relatrice propone come percorso di lettura ad un target di lettori
preadolescenti e cita i romanzi che hanno trame biografiche come
Boy, Il solitario. Diario di volo.
Mi fermo qui, non perché
Grazia abbia esaurito la vena oratoria, piuttosto, perché lascio una
seconda parte per i prossimi post su Dahl cercando quelle
“connessioni” delle quali Grazia è stata una grande maestra.
Dalla settimana prossima si torna...a far parlare l'autore continuando a raccontarvi i suoi racconti e romanzi per bambini e ragazzi anche alla luce dei contributi critici di cui sono andata narrandovi.
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