"Topissimamente tuo"

"Visto da vicino nessuno è normale "
Così Basaglia ha rivoluzionato il concetto di "matto".
Vista da vicina nessuna città è perfetta.
Così il topo rivoluziona l'idea di animale, volente o nolente, cittadino.
Ve la ricordate la favola del topo di campagna e topo di città? La morale della storia era una sorta di laudatio del mondo agrario rispetto a quello cittadino o, almeno, un ammonimento sul relativismo del punto di vista, un prosaico " chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quello che trova". Il topo di campagna infatti, puntualmente, rinuncia alle leccornia offerte dalle tavole di città per la sicurezza di non farsi andare di traverso il boccone, o peggio di lasciarci la pelle, per scappare dal gatto di casa.


In Topissimamente tuo di Francesca Lazzarato con le illustrazioni di Fabian Negrin, edito da Orecchio acerbo, il topo di campagna ha invece deciso di rimanere in città, di accogliere i suoi orrori insieme alle sue possibilità e, in questa lunga lettera alla sua amata, ci racconta, in piccoli e conclusi racconti in rima, il punto di vista di un topo immigrato, migrante, sugli altri animali che abitano la città, moltissimi dei quali farebbero volentieri scambio per conoscere la campagna. 
Un albo che si costruisce, a me sembra,  sulla retorica della post-posizione della premessa. Con le immagini perturbanti (o conturbanti se preferite) di Fabian Negrin attraversiamo un mondo che non sappiamo fino all'ultimo quale sia e assumiamo un punto di vista che crediamo sia il nostro e invece...è quello del topo! 17 cammei di animali che vivono la città anche se non ci facciamo caso si susseguono come narrati da un narratore esterno e poi, il 18, compare l'io, un io rassegnato al rimpianto di un amore forse perduto, forse solo lontano.

Un topo che probabilmente dal suo punto di vista "animale" può vedere le situazioni di altri animali assai meglio degli occhi di un uomo o di una donna. E allora lucertole, cani, gabbiani ma anche animali assai più insoliti, pecore, criceti e vitelli che in città in fin dei conti entrano solo da morti, tutti hanno un posto nel racconto di qualcuno che con occhi pietosi osserva tutto, sente, simpaticamente, tutto, anche la perplessità. C'è da chiedersi,  io l'ho fatto quando la conclusione dell'albo mi ha sorpresa impreparata alla presa di coscienza di essere diventata (lettrice) topo, perché l'autore della lettera sia rimasto in città, cosa l'ha trattenuto lontano persino dalla sua amata? Ma adesso che scrivo mi rendo conto: l'autrice a conti fatti, è un essere umano, una donna, non topo...può bastarci, almeno un pochino, per comprendere la costrizione della condizione di vita del narratore nonché l'empatia con cui l'autrice entra nei pensieri animali? Mah, a voi l'ardua sentenza. A me il testo odora di metropoli del secondo dopo guerra, appena prima del miracolo economico...chissà se è lo stesso odore che hanno sentito autrice e illustratore!
L'albo ha una bella copertina in cartone spesso e grezzo e ha il pregio di avere ancora dentro uno di quei meravigliosi e visionari Bugiardini che le edizioni orecchio acerbo fino a qualche anno fa avevano! La rima alleggerisce il racconto e lo scandisce quasi non fosse una lettera, come scopriamo alla fine, ma un bestiario cittadino in rima. L'uno naturalmente non esclude l'altro anche se effettivamente forse l'ultima pagina, che stravolge tutto, crea uno stacco di tonalità piuttosto forte con il registro narrativo precedente. L'albo vinse il premio andersen 2004 come miglior libro fatto ad arte.
Concludo col dirvi che questo libro che obiettivamente non è che si trovi proprio in tutte tutte le librerie, l'ho comprato in un posto insolito ma dove lo si trova sempre: il banchetto della LAV! 
Evidentemente l'interpretazione animalista è una delle possibili.
Di tanto in tanto sarebbe bene provare a guardare con gli occhi di un topo!
Topissimamente vostra con amore ma senza rimpianti.

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